«Davanti a Dio e agli uomini, noi, Servitori della Vita, dichiariamo che ogni membro della nostra specie è una persona. Il rispetto dovuto ad ognuno non dipende né dalla sua età, né dall’eventuale infermità che potrebbe colpirlo; dal suo concepimento ai suoi ultimi istanti è la stessa persona umana che si sviluppa, matura e muore. I diritti della persona sono inalienabili fin dall’inizio. L’uovo fecondato, l’embrione, il feto non possono essere donati né venduti. Il loro continuo sviluppo nell’organismo della madre non gli può essere negato. Nessuno può sottoporli ad alcuna forma di sfruttamento. Nessuno può attentare alla loro vita, né il padre, né la madre, né alcuna autorità. Perciò, la vivisezione, l’aborto, l’eutanasia, non possono essere atti di un servitore della vita.

Dichiariamo altresì che le fonti della vita devono essere preservate. Patrimonio di tutti, il genoma umano è indisponibile. Non può essere oggetto di speculazioni ideologiche o commerciali. Le sue peculiarità non possono essere brevettate.

Preoccupati di perpetuare la tradizione di Ippocrate e di conformare la nostra pratica ai precetti morali del Magistero Romano, respingiamo ogni danno deliberato al genoma, ogni sfruttamento dei gameti e ogni alterazione provocata delle funzioni riproduttive. Riaffermiamo che il sollievo dalla sofferenza e la cura delle malattie, la preservazione della salute e la correzione degli errori dell’eredità, sono lo scopo dei nostri sforzi, con il rispetto della persona sempre garantito».